LA SUDDIVISIONE
1 - Divisione per target
La divisione per target deve essere la prima, ad esempio:
Hobbistico
Professionale
Industriale
---- Oppure ----
Uomo
Donna
---- Oppure ----
B2B
B2C
Il cliente deve subito scegliere ciò che sta cercando. È la prima domanda che farebbero a un commesso/venditore: "Ho bisogno di quel prodotto per usarlo una o due volte all'anno" o "Ho bisogno di un regalo per mia moglie". Potrebbero esserci delle macro divisioni che vanno comunque inserite, facendo eccezione a questa regola, ad esempio per le gioiellerie: uomo, donna e orologi.
2 - Sottomenù a due livelli
Se hai molti prodotti, suddividi il menù in due sottolivelli. Ricorda che il livello principale deve essere ben visibile, mentre la sottocategoria più piccola potrebbe essere, ad esempio:
Generatori benzina
1,1 Kw - 5,6 Kw
6 Kw - 9 Kw
9 Kw - 16 Kw
---- Oppure ----
Anelli
Anelli con diamanti
Anelli con acquamarina
Anelli oro
Questo permette di ridurre il numero di clic del cliente, vedendo già macro categorie e sottocategorie. Questo risponde a una doppia domanda, ad esempio:
D: "Che generatore di corrente vuole?"
R: "Benzina"
D: "Quanta potenza le serve?"
R: "4 kW"
---- Oppure ----
D: "Preferisce un anello, una collana o degli orecchini?"
R: "Un anello"
D: "Lo vuole di diamanti, in oro o argento?"
R: "Lo vorrei in argento"
3 - Sottolivelli in pagina
Se i prodotti sono davvero molti, può essere utile avere delle sottovoci. La sottovoce più usata ed efficace sono le fasce di prezzo, ad esempio:
Fino a 100€
Da 100 a 200€
Ecc.
Altre possono essere caratteristiche chiave, ad esempio:
Generatori silenziati
Generatori portatili
Ecc.
LE REGOLE BASE
Assiomi
Ricorda che il cliente nella maggior parte dei casi ti ha già cercato altrove, quindi quando entra nel tuo sito devi convincerlo.
Il cliente tendenzialmente non sa cosa vuole, quindi va guidato nella ricerca.
Il cliente non deve acquistare ciò che vuole, ma ciò che conviene a noi (come nella vendita offline).
Una cosa che funziona per un competitor non è detto che funzioni anche per noi. Conosciamo solo una piccola parte esposta, non tutti i dati, il pregresso e i retroscena.
La regola del 30
Quanti prodotti il cliente è disposto a scorrere? Massimo 30. Crea tante categorie quante servono per avere massimo 30 prodotti all'interno. Nessuno scorre 87 pagine di prodotti, si ferma alla prima e al massimo alla seconda, quindi è necessario creare pagine finite.
Filtri o categorie
Statisticamente, i filtri sono molto meno efficaci delle categorie, poiché nelle categorie posso guidare l'utente a vedere ciò che voglio io. Il cliente una volta entrato nel sito mi ha già scelto (si ricerca principalmente sui motori di ricerca, come Google, non nel sito), quindi devo convincerlo che ho un'ampia scelta e che il prodotto giusto è quello che voglio io (esattamente come farebbe un venditore). Analizziamo ad esempio il filtro per prezzo (che tra i filtri è il più usato): se il cliente ha uno slider dove può scegliere il prezzo che vuole, ad esempio mette 50-100€, non comparirà il prodotto da 110€ che comunque poteva essere in target, oppure mostra solo 5 prodotti risultanti, mostrando un'offerta "povera". Ricordiamo che il prezzo è una categoria che non è utile dal punto di vista SEO, ma è una delle più cliccate.
Sottocategorie generiche o "a mano"
Nella maggior parte dei siti è difficile creare sottocategorie generiche da usare ovunque (lo stesso problema che hanno i filtri). Facciamo un esempio su un sito di gioielli che vende prodotti di fascia medio-bassa: mi troverò per "Bracciali in oro" meno prodotti che nella categoria "Bracciali in acciaio", quindi dovrò creare molte più sottocategorie in acciaio che in oro. Le sottocategorie devono essere appetibili mostrando un numero efficace di prodotti. Esempio Amazon, dove i filtri fanno categoria: al cliccare di uno compaiono e scompaiono altri per mostrare sempre un numero adeguato di prodotti (non mostra mai categorie con pochi prodotti, piuttosto fa scomparire la categoria).
Ordine prodotti globale
Se hai molti prodotti, crea un ordinamento globale, non categoria per categoria, in modo che ogni prodotto sia già ordinato indipendentemente dalla categoria dove finirà. Non va mai mostrato per default l'ordine per prezzo poiché (solitamente) il nostro obiettivo non è vendere la cosa più economica. Es.: ogni prodotto ha un numero univoco per categoria, come:
1-xxxxx Anelli
2-xxxx Bracciali
3-xxx ecc.
Poi aggiungo uno 0 iniziale per quelli in evidenza, così semplicemente ordinandoli numericamente compariranno prima quelli in evidenza ordinati per categoria e poi gli altri.
Categorie, SEO e SEM
Le categorie sono studiate per ottimizzare la ricerca del cliente, creando una buona alberatura si creeranno abbastanza pagine per coprire ogni ricerca su Google del potenziale cliente (ovviamente poi la pagina deve essere strutturata correttamente come visto nella lezione precedente). La buona strutturazione di queste categorie inoltre crea anche tutte le pagine di atterraggio per la pubblicità Google (SEM), aumentando il punteggio di ottimizzazione.
Categorie per la vendita
Come detto prima, ci sono alcune categorie che non hanno una funzione di SEO o SEM, come quella del prezzo, ma servono per agevolare il cliente nella ricerca di ciò che serve. Attenzione: è consigliato avere bundle sulla pagina prodotto perché aumentano le vendite, soprattutto se ho categorie con prezzo, ad esempio: sono nella categoria <100€, entro su un prodotto e mi propone una combinazione di 2 prodotti, quello da 100€ e uno da 40€, che se comprati in bundle costano 120€. In questo modo posso invogliare il cliente a spendere 120€ anche se è nella categoria da 100€.
Posso partire dalle statistiche del mio sito o online?
Questo è uno degli errori più frequenti nel web (per nostra esperienza quasi nessuno di chi usa questi strumenti li ha confrontati con i dati di un sito vero). Se una categoria o una struttura non è mai stata fatta nel mio sito non posso presumere a priori che funzioni o non funzioni, a maggior ragione se sto riprogettando il sito. Basarsi totalmente su strumenti come Semrush, SeoZoom ecc., non è la soluzione. Come abbiamo visto confrontando i dati di Google Analytics e questi strumenti, i numeri differiscono moltissimo. Non c'è un sistema per avere le statistiche di un altro sito senza essere il titolare di quel sito. Questi strumenti danno un'indicazione, non la certezza (nella lezione precedente abbiamo visto che su siti con molte pagine stimano un traffico molto superiore, mentre su siti con poche pagine tendono a stimare un traffico basso, e più il sito è di nicchia più questi valori sono altalenanti). Inoltre, ricordiamo che le statistiche sono da prendere con le pinze dall'arrivo della cookies policy. Stimiamo che Google Analytics rilevi solo dal 20 al 30% dei visitatori reali del sito (basta analizzare il traffico pagato dall'ADV e quello rilevato da Analytics con fonte ADV, con questo numero si riproporziona il traffico organico).
Nel sito va la barra di ricerca?
Il primo presupposto è che la ricerca deve cercare, ma cercare bene. Quindi, se la ricerca fa una ricerca testuale (es. come quella di default in WordPress) è meglio non metterla. Ad esempio, se ho un e-commerce di vestiti e cerco "pantaloni azzurro scuro", ma io ho solo pantaloni blu, deve mostrarmi i pantaloni blu e non dirmi "non ho trovato nulla" (azzurro scuro deve capire che è un sinonimo di blu). Poi siamo abituati su Google ad avere la correzione, quindi se sbaglio a scrivere deve correggere l'errore e capire lo stesso cosa intendevo. Sebbene questo presupposto, la ricerca a fini di vendita è poco utile poiché se guardiamo dal punto di vista di fatturato, il cliente se cerca qualcosa lo cerca su Google. Quando è sul mio sito deve navigare, mostrando la mia scelta e facendolo scegliere quello che voglio io (la trappola di aragoste di Massimo Marchiori).
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